I file della Siria gettano luce sui lavori interni del governo e dell’economia siriani, ma rivelano anche che l’Occidente e le aziende occidentali dicono una cosa e ne fanno un’altra. (Wikileaks, Syria Files)
Lo scorso giovedì 5 luglio Wikileaks ha cominciato a pubblicare i Syria Files, oltre due milioni di email di personaggi pubblici, ministri e aziende collegate, datati agosto 2006 – marzo 2012.
Se pensate d mandare qualche file con segreti di Stato a Wikileaks beh, non fatelo (almeno per un po’): Julian Assange ha detto che Wikileaks smetterà di pubblicare file riservati e il fondatore si dedicherà a cercare fondi “in modo più aggressivo”.
Ora si scopre, grazie al mai troppo osannato Wikileaks, che la celibe signora ex maestra ora a capo del Bahujan Samaj Party, il terzo partito dell’India, ne ha combinata un’altra delle sue.
Enrica Garzilli su Il Fatto Quotidiano. Un importante rapporto del relatore speciale Frank La Rue che dichiara che gli stati dovrebbero garantire a tutti l’accesso a Internet, per rispettare l’articolo 19 della Carta dei Diritti Umani che sancisce che “ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.
Il rapporto dell’Onu ha anche delle implicazioni politiche perché indica l’enorme potenziale e i benefici di Internet nella “velocità, capacità di diffusione mondiale e relativo anonimato”. La celebrazione della velocità di diffusione delle informazioni in tempo reale e il relativo anonimato esalta il ruolo di Twitter e di Facebook in Egitto, per esempio, ma indirettamente avalla anche Wikileaks.
Commovente il documento del 2008 Dalai Lama che scongiura gli USA a convincere la Cina ad ascoltarlo e iniziare un vero dialogo. Inutilmente, ovviamente.
Enrica Garzilli su Il Fatto Quotidiano: Usa, lo Stato può “spiare” l’account Twitter dei sostenitori di Wikileaks.
Il social network ha dovuto fornire i dati degli attivisti che più si sono battuti per la causa del sito di Julian Assange. Il giudice ha rigettato il ricorso che si appellava al Quarto emendamento sulla tutela della privacy. Gli interessati non si avvalgono del diritto di opposizione e puntano su una campagna mediatica che spinga i siti a spostare i server fuori dagli Usa.
Se uno si chiama Julian Assange si può. Infatti ha firmato un contratto da 800,000 $ con Alfred A. Knopf, la sua casa editrice americana, e 325,000 £ con Canongate, quella inglese, per scrivere la sua autobiografia.
The Guardian, uno dei pochi giornali al mondo a riportare i documenti di Wikileaks, ci informa che quando in agosto Julian Assange è andato a letto con Miss A, in Svezia, gli si è rotto il preservativo e, nonostante che lei cercasse di prenderne un altro, proprio non c’è riuscita.
Lui ha continuato imperterrito e, dice Miss A, è stato il peggior sesso che avesse mai avuto, e anche violento (senza specificare che tipo di violenza fosse). Allora per provare se, continuando, Assange sarabbe migliorato, Miss A ha dormito con lui ancora per una settimana.
Assolutamente delizioso. Hitler scopre che il Time ha deciso. A Julian Assange, arrivato primo nella votazione come uomo dell’anno, è stato preferito il pupone Mark Zuckerberg. Dice che “il Time ha deciso per un’informazione chiusa e segreta invece della libertà” e, ovviamente, Hitler si arrabbia. Sottotitolato.