Sì lo so suona come un cahiers de doléances – ed è proprio un cahiers de doléances! Sto usando un’anagrafe italiana professionale online, il sito più grande e organizzato di una categoria di professionisti che fa questo di mestiere: cataloga e archivia dati pubblici, incluso indirizzi e email. Quindi saprà come tenerlo aggiornato, no? E’ uno strumento di consultazione usatissimo e molto pubblicizzato, tra l’altro, di cui vanno molto fieri.
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Nel settore editoria due novità. La prima carina, la seconda uno scandalo tutto italiano.
Avevo già parlato dello yoga e il copyright. L’India voleva mettere il copyright sugli Asana perché un certo numero di paesi occidentali ha già reclamato la paternità di circa 250 di essi. Col risultato che le spa e i centri di fiteness e benessere, ma anche le palestre e le scuole di yoga, per farle praticare devono pagare. L’ufficio del copyright statunitense ha decretato però che gli asana, cioè le posture dello hatha yoga, quello che ora si fa anche in palestra e che consta di un insieme di posizioni tenute per un certo lasso di tempo e di 3 stadi di meditazione, non possono essere coperte da copyright. Gli indiani ne avevano reclamato l’uso proprietario. Ma forse dopo oltre 5000 anni una pratica così diffusa si può a buona ragione considerare patrimonio dell’umanità!
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L’argomento del giorno è la riforma del lavoro e specialmente l’articolo 18. Un mio caro amico indologo, Roberto, giorni fa mi diceva che parente inglese di un suo cugino acquisito e sua moglie, padre di quattro figli, hanno protestato perché vivono di sussidio di disoccupazione da quasi due anni in una cittadina del Regno Unito in una casa con sole due stanze da letto.
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Grande dibattito in Usa sullo spot pubblicitario commerciale (che vedete qui su Youtube e si intitola “In America siamo a mezza strada”) che ha girato Clint Eastwood per la Chrysler, trasmesso durante la partita di Super Bowl dei professionisti del football americano – più o meno come durante l’incontro decisivo del campionato di calcio da noi.
Il bravo Clint in due minuti di spot parla delle sfide che sta affrontando l’America mentre sia il paese sia la Chrysler lavorano per uscire completamente dalla recessione del 2008-2009.
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Cina e cinesi in Italia. Un paese commosso e scandalizzato, dal presidente Napolitano al borgataro romano, dall’orrendo duplice omocidio di Zhou Zeng e la sua bimba di pochi mesi, Joy.
Io da luglio sto risolvendo un problemuccio, non per mia responsabilità, con l’Agenzia delle Entrate di Milano, che prima mi ha trattato come se la lotta italiana all’evasione fiscale cominciasse dalla Garzilli, poi mi ha aiutato.
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Parliamo sempre di lavoro, mancanza di lavoro, giovani senza lavoro e così via. Intanto, per cominciare, sento moltissimi ragazzi che vanno via per il ponte. Giovani disoccupati, intendo. E allora dico come Nanni Moretti (per quanto lui non mi piaccia): Ma a te, chi te l’ha fatto questo?
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Ampio dibattito in Cina sulla possibilità che “salvi” l’Europa comprando fette di debito pubblico e facendo ulteriori investimenti. Nel 2010 Pechino avrebbe aumentato gli investimenti in Europa per 6 miliardi di dollari, creando 1600 aziende e 37.700 nuovi posti di lavoro per gli europei.
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Sempre a proprosito dei giornali e la loro credibilità, parliamo di compensi.
Mi fa ridere che tutti, dalla Tv e radio alla gente per strada, i giornali poi non ne parliamo, scoprono che a Barletta non solo c’è lavoro nero, ma molto mal pagato. Addirittura meno di 4 euro l’ora, pensate!
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Ragionando su tasse ed evasione fiscale, ieri ho scambiato due parole con il proprietario di un autolavaggio. Lavaggio a mano max 8-9 minuti interno ed esterno, lavorano due cinesi che non parlano bene l’italiano, a cui non si può (ovviamente) parlare e a cui è vietato parlare fra loro. C’è sempre una lunga fila, a qualsiasi ora del giorno, perché è uno dei pochissimi rimasti in zona centrale.
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Ieri mattina al Tg1 della trasmissione Uno mattina in famiglia hanno trasmesso uno speciale su un manifestazione, in una cittadina al mare di cui non ricordo il nome, sui libri ancora da scrivere.
Hanno intervistato solo un autore famoso che pubblica con la Mondadori. Poi hanno inquadrato il palco.
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