Vittorio Arrigoni, Staying strongly Human
Vittorio Arrigoni nel video di Al Jazeera. Vittorio, dell’International Solidarity Movement (ISM), parla poco poco prima che fosse rapito e ucciso a Gaza.
Vittorio Arrigoni nel video di Al Jazeera. Vittorio, dell’International Solidarity Movement (ISM), parla poco poco prima che fosse rapito e ucciso a Gaza.
Gaza, non stupiamoci troppo di quello che è successo a Vittorio Arrigoni. Evidentemente accadono cose terribili, e sotto gli occhi del mondo.
Le autorità israeliane non hanno dato il permesso perché Ismail Salam, un bambino palestinese di 10 mesi (dieci mesi, ci pensate?), in grave pericolo di vita, venisse trasferito dalla striscia di Gaza in un ospedale israeliano per le cure mediche adeguate.
Asiatica Association. Enrica Garzilli intervista Ahmed Rashid, il famoso giornalista e analista pakistano autore di “Taliban: Militant Islam, Oil and Fundamentalism in Central Asia” e “Descent into Chaos” appena due giorni prima il blitz contro Osama bin Laden.
A proposito del Pakistan Rashid ha detto che ci sarebbero nuove iniziative e collaborazione fra il governo statunitense e quello pakistano. Due giorni dopo, il blitz vicino Lahore.
Un post di Enrica Garzilli su Il fatto Quotidiano su Vittorio Arrigoni con un suo video dove parla di Gaza a Saviano, dicendogli alcune cosette.
Il titolo originale era “Vittorio Arrigoni vs.
Questo è il video di Vittorio Arrigoni, attivista per quasi 10 anni a favore della causa palestinese, rapito ieri e trovato ucciso. Faceva parte dell’International Solidarity
Per una volta una notizia di sviluppo e modernità che viene dall’Africa, un progetto elaborato da un team tutto africano e con a capo una donna avvocato e blogger. Si chiama Ushahidi ed è un aggregatore su Internet, e non solo. Mi sembra una trovata geniale, e sapete che di aggregatori me ne intendo! (Via Vittorio Pasteris)
Tweet, post, mail, sms. Feriti intrappolati sotto le macerie, ospedali crollati, scuole rase al suolo. La rete è inondata di notizie che provengono da Haiti. Ma come renderle facilmente accessibili alle organizzazioni umanitarie e agevolare così i soccorsi? Una risposta arriva dall’Africa. Ushahidi, la piattaforma di crowdsourcing che permette di raccogliere informazioni dalla folla attraverso sms, tweets, mail, nata nel 2008 per raccontare le violenze post-elettorali in Kenya, e usata anche da Al Jazeera per la copertura dell’ultima guerra a Gaza, ha messo online una pagina dedicata alla crisi haitiana. In meno di 12 ore sono già stati raccolti quasi 3000 messaggi, in gran parte via Twitter.
Il giorno si apre bene. Il primo provvedimento di Barack Obama è stato ordinare la chiusura della vergogna delle prigioni di Guantanamo. Oggi si apre con la notizia che Obama
agira’ in modo aggressivo per ricercare la pace in Medio Oriente.
Seguiamo tutti da giorni, con orrore, quello che sta accadendo sulla striscia di Gaza.
Chi ancora difende impeterrito Israele, contro ogni ragionevolezza e ogni evidenza, sono ancora gli USA, che hanno bocciato il documento UN per il cessate il fuoco immediato.
Per rinfocolare e giustificare la politica israeliana le grandi testate giornalistiche americane si lanciano in recensioni di libri ad hoc, come questa su The New York Times di Jacob Heilbrunn. Il libro si intitola Hitler’s private library. The Books That Shaped His Life, è di Timothy W. Ryback e parla della biblioteca privata di Hitler, costruita già nei primi anni Venti.
L’autore ricostruisce l’ideologia antisemita di Hitler sugli appunti e le note a margine dei testi, sui preziosi colofon degli amati 16.000 volumi che il dittatore teneva nelle sue residenze di Berlino, di Monaco e nel Berghof, la sua casa sull’Obersalzberg, in Baviera (progettato dal geniale architetto Albert Speer).
Heilbrunn dice che alla costruzione dell’ideologia razzista di Hitler e del Lebensraum, lo spazio abitabile, che giustificava la politica aggressiva verso l’Est, contribuirono gli insegnamenti settimanali, quando il dittatore stava nella prigione di Landsberg, del professore Karl Haushofer.
Come racconto nel mio volume di storia del fascismo in Asia orientale, che è in stampa, non molti sanno che Haushofer venne anche a Roma, invitato da Giuseppe Tucci. Nel 1937 e nel 1941 dette due conferenze all’IsMEO che vertevano sui parallelismi dello sviluppo culturale di Germania, Italia e Giappone e sulla politica imperiale nipponica.
Mussolini fu contentissimo dell’invito del marzo 1937, anche perché fu il