India, questa notte il leader dei comunisti naxaliti Kishanji è stato trovato morto in una foresta del Bengala occidentale, a Burishole.
I naxaliti secondo il governo indiano sono terroristi. In realtà sono perlopiù agricoltori e appartenenti a gruppi tribali e fuoricasta.
La lotta del movimento naxalita indiano e la relativa guerriglia nascono quando gli inglesi nel 1945 lasciarono l’India e gli Stati del nord-est si rifiutarono di fare parte dell’Unione indiana. Finanziati e addestrati dall’attuale Bangladesh, un tempo Pakistan orientale, e poi dalla Cina, i naxaliti sono diventati i difensori dei diritti dei poveri nelle zone rurali. Il loro movimento è direttamente legato alla riforma agraria e alla terribile situazione nelle campagne.
I naxaliti appoggiano le rivendicazioni dei contadini, dei fuoricasta e dei gruppi tribali. Combattono non solo le politiche del governo centrale ma gli eserciti dei latifondisti e si battono contro i privilegi di casta. Nella cittadina di Naxalbari, nel Darjeeling, quella da cui il movimento prende il nome, troneggia il busto dell’eroe locale, Charu Mazumdar (1918-1972), padre ideologico dei moderni maoisti indiani, quello che sognava di creare la Repubblica Comunista del Bengala Rastra.
P. Varvara Rao, poeta e simpatizzante maoista chiamato a identificare Kishanji, sostiene che mercoledì sia stato arrestato dalla polizia, tenuto in prigione, torturato e infine ucciso in un finto scontro a fuoco.
E questo è quanto per l’India, “la più grande democrazia del mondo”.