Ieri mattina verso le 9 guardavo il telegiornale sul primo canale TV e alla fine, come sempre, hanno fatto un servizio di qualche minuto di storia. Encomiabile, è una cosa che apprezzo molto.
Era una specie di biografia breve di Gandhi, in cui mettevano in risalto che propugnava e incoraggiava l’uso del charkha, cioè l’arcolaio per la filatura del cotone.
Questo è vero. Lui stesso, infatti, tesseva un certo quantitativo di filo al giorno e gli alti membri del Partito del Congresso, l’Indian National Congress, erano obbligati a fare altrettanto.
Nel servizio dicevano che il motivo dell’uso del charkha era il ritorno ai valori tradizionali.
In realtà non è così: il motivo era innanzi tutto morale, come sempre in Gandhi. Lui diceva che tutti, anche quelli che si dedicano alle professioni quali medico e avvocato, dovessero fare una certa quantità di lavoro manuale perché questo fa bene moralmente, si imparano tante cose e, soprattutto, nessuno deve sottovalutare il valore del lavoro pratico, cioè più umile e modesto.
L’altra ragione era economica: ritornare alla filatura, un lavoro tradizionale che, insieme ad altri lavori artigianali, i britannici avevano fatto scomparire, rendeva la gente più svincolata dall’economia dei colonizzatori, liberandoli quindi dalla dipendenza dalle loro merci e dava al contempo, benefici pratici e dignità al popolo.
E se i nostri politici per riscoprire certi valori tornassero a zappare la terra? Che dite, gli farebbe male?