Mi ha divertito la notizia che i docenti delle quattro facoltà di Lettere e Filosofia, Studi Orientali, Filosofia e Scienze Umanistiche della Sapienza di Roma, per protesta contro i tagli del governo sulla ricerca e la didattica, abbiano deciso di svolgere gli appelli d’esame al buio.
Decisione giusta giusta per dei fantasmi. Conosco degli ordinari eccellenti che, per una ragione o per l’altra – come delle ricerche spesate dall’istituzione da farsi ogni anno all’estero proprio in autunno-inverno, e per lunghi periodi – tengono in tutto, se va grassa, due terzi delle lezioni (certo, lo faceva anche Giuseppe Tucci di andarsene ogni autunno-inverno per quattro-cinque mesi, ma non tutti sono geni).
Certamente però è più saggio che scomodarsi a fare ricerca in una biblioteca di Napoli, lavorando in un’università situata molto più a nord, portandosi appresso moglie e figlio: due giorni di auto e albergo (camera doppia e letto aggiunto) spesati dalla benedetta accademia ogni due-tre ore di ricerca, fatta in giorni non consecutivi. Insomma, per poco più di mezza giornata complessiva di lavoro l’ordinario in questione si è dovuto fare una settimana intera fuori sede, a Napoli. Fortuna che avevano appena rimesso a posto il centro storico.
Ma a risollevare le sorti statistiche del paese ci ha pensato un certo etruscologo, con amante brasiliana, che in febbraio-aprile è dovuto andare a fare ricerche sull’estrusco a San Paolo del Brasile. A spese dell’università, certo. Dopo pochi mesi la ricerca sulla lingua ha dato i suoi frutti: circa 3 Kg per 51 cm.