E’ appena uscito un bel report sull’economia europea dello Stratfor Global Intelligence, un settimanale di geopolitica internazionale, intitolato Germany, Greece and Exiting the Eurozone di Marko Papic, analista del continente euroasiatico e Associate Director all’European Union Center of Excellence dell’Università del Texas ad Austin, Robert Reinfrank, docente alla Southern Methodist University in Texas e Peter Zeihan, anche lui analista allo Stratfor.
L’articolo rimarca la forza finanziaria e produttiva della Germania e i problemi delle nazioni del sud, incluso l’Italia. Il nodo gordiano è che da una parte gli stati della fascia mediterranea devono operare dei cambiamenti che comportano “sforzi erculei” e molto impopolari della loro gestione economica, e gli stati del nord devono accettare il peso dell’altra metà dell’Europa. Dall’altra, il costo dell’uscita dall’area dell’euro, specie in momenti come questo di crisi globale, è per tutti più che allarmante. L’unione, si sa, fa la forza.
La cosa inquietante è il tono di generale soddisfazione dell’articolo, pare quasi di vedere gli analisti sfregarsi le mani al pensiero che l’area dove è stato adottato l’euro, l’Eurozone, si possa disgregare e (specialmente) gli stati dell’Europa meridionale si vengano a trovare col sedere per terra. Impressione generale: se l’Europa di indebolisce ancora gli USA sono solo contenti (e fortuna che gli analisti scientifici sono imparziali).