Proprio mentre pensavo, alla Bossi, a festini nella villa del Cavaliere fra i prigionieri di Guantanamo e le sue giovani e procaci amiche (pagate?), che poi sarebbe un bel modo di impegarle in servizi socialmente utili — nonché sono certa che i maschietti parlerebbero di più che a Guantanamo, ché la carota funziona più del bastone e della scossa elettrica — sentivo per radio di uno studio italiano fresco fresco, assolutamente rivoluzionario, che dice che i siti porno su Internet causano dipendenza.
Fra poco, mi pare a Rimini, apriranno una clinica per disintossicarsi dall’uso di Internet per fare sesso. Pare addirittura che i ragazzini (e i maschi adulti) passino le ore a guardare le immagini e a chattare con le signorine del mestiere, e questo porti a un’irrefrenabile coazione a ripetere.
Mi chiedo se siano dipendenti da Internet in sé, oppure da quello che fanno. Perché un mio cugino, quando eravamo ragazzini e Internet non c’era, mentre giocavamo in cortile andava ogni due per tre al bagno, mia zia bussava di continuo alla porta con qualche scusa, e lui usciva dopo un po’ con gli occhi di fuori.
Sarebbe molto diverso se ora una madre andasse dal figlio che sta su Internet e lo costringesse a uscire e fare una passeggiata? Internet davvero fa la qualità riguardo al porno oppure, come dice Vittorio Z, la televisione per certe cose è meglio di Internet e il figliolo a quel punto si piazzerebbe davanti alla TV?