Ieri, lavorando su di un libro che sto finendo — Inshallah! — che ha connessioni col Rinascimento bengalese e il Bangladesh — il paese ad est dell’India che si affaccia sul Golfo del Bengal, ho trovato Banglapedia, un’enciclopedia sulle orme di Wikipedia tutta e solo di argomenti del Bangladesh e di quella parte di mondo ad est dell’India che si affaccia sul golfo.
E’ presentata in ordine alfabetico — Banglapedia: Entry Title Index — ma non funziona. Se invece uno mette il soggetto o il lemma ecc. nella casella, come Google, allora funziona. Il Comitato scientifico, presieduto da Sirajul Islam (nome azzeccatissimo!) è ridicolmente formato da decine di pezzi grossi del Governo e dell’università, ma solo maschi; solo in quello dei corrispondenti esteri c’è una donna o due. A onor del vero, i nomi di chi ha contribuito sono tutti riportati, dal Governatore della Banca del Bangladesh e i rettori d università vari all’ultima segretaria: che, guarda un po’, è l’unica donna! Ah no scusate, forse l’unica è un’assistente di ricerca, non sono sicura che la segretaria sia donna…
L’apparato cartografico e fotografico dell’enciclopedia è molto bello. Da visitare. Ogni entry ha decine di link anche a foto, cartine, disegni, ecc. Per esempio, ecco una delle foto dell’ultima alluvione oppure la mappa delle aree colpite dall’alluvione nel 1988 e nel 1998, o il grafico dell’intensità dell’alluvione dal 1954 al 1999.
Ma guardate un po’? Cerco la Dott.ssa Taslima Nasrin, la scrittrice Premio Sakharov per la Libertà di pensiero 1994, che ho intervistato a Harvard nel 1996 e di cui ho pubblicato una conferenza e poesie inedite nel Journal of Scouth Asia Women Studies Vol. 3, No. 1 (May 20, 1997). Ma non c’è! Eppure è nata a Mymensingh, nel Pakistan orientale, la parte di paese che dal 1971 è diventato Bangladesh.
Sappiamo che il Bangladesh (da qui “bangla”, la lingua ufficiale del paese) è musulmano, anzi, è l’unico paese ufficialmente musulmano dell’Asia. Infatti molti dei libri di Taslima — molto espliciti sessualmente — sono banditi sia lì che in India, e su di lei pendono diversi fatwa, i verdetti giudiziari su base religiosa: i fondamentalisti del Bangladesh l’hanno condannata alla pena di morte e lei qualche anno fa è fuggita e viaggia di paese in paese, specie in Europa. L’ultima sua residenza era in Germania.
Io ho letto un paio di suoi libri e molte sue poesi, purtroppo in inglese, e ho trascorso con lei un paio di giorni. L’ho trovata capricciosa e primadonna e, soprattutto, i suoi primi libri (e anche il titolo di altri) mi sembravano pericolosamente simili a quelli del bravissimo Salmon Rushdie. Un sospetto è nato nella mia mente maliziosa — come in quello di altre menti più colte di me nella lingua e la cultura del Bangladesh, che hanno letto quasi tutte le sue opere in originale: non è che la dottoressa (era medico e ha esercitato la professione in ospedale per otto anni) ha pianificato di diventare famosa all’estero scandalizzando i suoi connazionali e, in più, rifacendosi pesantemente a Rushdie (una volta si diceva scopiazzare, ora di dice trarre ispirazione..)?
In ogni caso, è ovvio che la pena di morte è assolutamente da combattere, sia quella degli islamici fondamentalisti che di alcuni stati americani. E che la libertà di parola è intoccabile.
NB: Nella foto sopra, scattata da Ludovico Magnocavallo nell’inverno 1995-1996, ci siamo io e Taslima Nasrin sulle scale del Radcliffe College, il college di Harvard che fino a poco tempo fa era tutto femminile. Stupendo, una vera oasi e un tripudio di fiori e angoli romantici nel verde. Si studiano specialmente legge femminile, Gender studies, medicina per le donne, economie femminili (per esempio, quelle sommerse), ecc.